“Chi ha tempo non aspetti tempo”. Frase ambigua, se ci pensate bene.
Se ci si ferma al primo livello di ragionamento, significa semplicemente: “Se devi fare qualcosa e hai il tempo per farla, falla subito, perché non è detto che poi ti verrà concesso ancora il tempo per farla in seguito”.
Tuttavia personalmente, e non mi ritengo sicuramente il solo soprattutto nella mia generazione, sono costituzionalmente impossibilitato a fermarmi alla logica di primo livello.
Ricordo quando a sei anni mi regalarono un fucile giocattolo ad aria compressa che sparava tappi di sughero, tappi regolarmente legati con una cordicella alla canna del fucilino che ne limitava il raggio d’azione ad un metro o giù di lì. Certo chi l’aveva messo in commercio si aspettava la cosa più ovvia: che si tagliasse la corda e si sparassero i proiettili sfruttando al massimo la gittata dell’arma giocattolo, modesta in ogni caso. D’altra parte che danno avrebbe potuto provocare un tappino di sughero? Credevano cioè nell’equazione: problema risolto = bimbo soddisfatto e morta lì. Non pensavano che la soluzione di un problema potesse essere lo stimolo per risolvere altri problemi consequenziali, innescando una reazione a catena.     Così accadde che gruppi di ragazzetti preadolescenti di lì a poco si affrontassero in battaglie stile “Ragazzi della via Pal” armati, oltre che di archi e frecce fatti con legno di salice e di nocciolo, di fucili giocattolo, regolarmente senza cordicella, che erano in grado di sparare sassi e nocciole (grande risorsa quell’albero) oltretutto a una distanza che i costruttori non avevano di certo previsto.
Forse questo esempio non sarà tra i più educativi, ma rende bene l’idea riguardo ad un certo modo di ragionare che, inevitabilmente, ti porterai appresso per la vita.
Così sono cresciuto, convinto che il tempo, oltre che sfruttato, debba essere necessariamente aspettato: aspettato perché solo aspettando che si realizzino i frutti di ciò che stai coltivando oggi, avrai la conferma che il tuo tempo sia stato impiegato a dovere.
Aspetto il tempo, fino al giorno in cui mi verrà concesso di farlo: ciò che succederà dopo, non è cosa che mi riguardi. Anche se spero ci sia sempre qualcuno che, nel mio stesso modo, continui ad aspettarlo.